Di FRANCO MARCOALDI, “La Repubblica”, 22 marzo 2008
Per rendersi conto di come cambiano rapidamente le visioni del mondo, è utile leggere Essere poeta (Moretti & Vitali, a cura di Beniamino Soressi) dell'americano Ralph Waldo Emerson. Il grande poeta e saggista di Boston (secondo alcuni più grande come saggista che come poeta, anche se tra gli ammiratori dei suoi versi si annoverano giganti come Frost e Borges), delinea in tre scritti, due dei quali inediti in italiano, l’assoluto primato della poesia su qualunque altra disciplina.
Emerson sosteneva di essere «nato poeta», anche se «di basso rango». Il che ci fa capire perché Harold Bloom, come scrive Soressi nella sua bella introduzione, «si riferisce non tanto all’Emerson poeta, quanto al filosofo del poeta, ossia all’Emerson dei saggi qui presenti». Nei quali si ricorda come soltanto la parola poetica riesce a strappare la filosofia, la scienza, l’arte, dalla palude della prosa quotidiana.
Per rendersi conto di come cambiano rapidamente le visioni del mondo, è utile leggere Essere poeta (Moretti & Vitali, a cura di Beniamino Soressi) dell'americano Ralph Waldo Emerson. Il grande poeta e saggista di Boston (secondo alcuni più grande come saggista che come poeta, anche se tra gli ammiratori dei suoi versi si annoverano giganti come Frost e Borges), delinea in tre scritti, due dei quali inediti in italiano, l’assoluto primato della poesia su qualunque altra disciplina.
Emerson sosteneva di essere «nato poeta», anche se «di basso rango». Il che ci fa capire perché Harold Bloom, come scrive Soressi nella sua bella introduzione, «si riferisce non tanto all’Emerson poeta, quanto al filosofo del poeta, ossia all’Emerson dei saggi qui presenti». Nei quali si ricorda come soltanto la parola poetica riesce a strappare la filosofia, la scienza, l’arte, dalla palude della prosa quotidiana.
Soltanto il poeta coglie i segni germinali della vita, la sua incessante metamorfosi, liberando perciò stesso le ricchezze infinite della realtà. Di più. Una volta che si è consumato il distacco da Dio, solo «il poeta, che rinsalda le cose alla natura e al Tutto (...) con molta facilità sa disporre secondo il suo volere anche le cose e i fatti più sgradevoli». Del resto, aggiunge Emerson, «Dio stesso non parla in prosa, ma comunica con noi per cenni, presagi, inferenze e oscure somiglianze in oggetti intorno a noi». E chi, se non il poeta, va in cerca di analogie e metafore, facendole poi "cantare" nella sua "gaia scienza"?Anche il più sfegatato fan della poesia non si azzarderebbe mai, in questo 2008, di attribuire al poeta un ruolo tanto importante. Resta però che questi scritti hanno influenzato radicalmente il pensiero novecentesco: a cominciare da Nietzsche e dal suo Zarathustra "danzante".
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