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lunedì 13 luglio 2009

Ralph Waldo Emerson, l’occhio del poeta cambia l’etica civile

di Roberto Mussapi, “Avvenire”, 29 giugno 2008
Escono due libri che raccolgono i saggi del grande autore americano: uno sguardo sulla realtà che diventa giudizio sul proprio tempo e «pensiero politico»

Voleva scrivere un libro «che appare nel mondo solo a lunghi intervalli, o­gni due o tre secoli, forse, e che presto o tardi diviene oggetto del­la considerazione di tutti». L’in­duismo e la tragedia greca, gli e­lisabettiani, Shakespeare e Cer­vantes, i presocratici e gli storici greci e latini, i poeti supremi, Dante e Omero, gli aforistici, Ba­cone e Montaigne: in loro cercò sempre l’identico attraverso il di­verso e l’irrepetibile. Nato a Boston nel 1803, morto nel 1882, Ralph Waldo Emerson, saggista, poeta, scrittore, confe­renziere, è uno dei grandi fonda­tori della letteratura e del pen­siero americani. Tra il 1850 e il 55 uscivano i capolavori di Melville, Thoreu, Whitman, Hawthorne, e i saggi principali di Emerson che animano quel 'Rinascimento a­mericano' che fonda con capo­lavori memorabili una nuova let­teratura, destinata a una vita straordinaria. Non solo la poesia di Whitman e il clima di quel ri­nascimento, ma una delle più vi­tali tradizioni letterarie america­ne discende da Emerson, il qua­le, traducendo sulla pagina il mi­glior repertorio elle proprie con­ferenze, inventa una saggistica pregnante e vitale quanto la vo­ce stessa, in una prosa fluviale, onnicomprensiva e illuminante che affascinerà Nietzsche e Bor­ges. L’aggettivo 'trascendentale' co­niato da Emerson indica la pa­rola capace di cogliere la natura simbolica della cosa, in tal modo riunificandola ulteriormente al­l’anima di cui la cosa è simbolo. Splendida la metafora della vita come «un cerchio il cui centro è ovunque e la circonferenza in nessun luogo» che pare desunta dall’osservazione del miracolo­so crearsi e svanire della forma quando si lancia un sasso in un’acqua ferma. In tale prospettiva, i suoi saggi su Immaginazione, su Intelletto, Storia, Amicizia, Amore, e sulle grandi realtà animiche della vita, vede il dominio del primo saggio citato accanto a quelli sul Poeta, e, appunto, quello intitolato 'Cerchi'. Circolarità, natura co­me manifestazione dell’anima u­niversale, le due polarità che reg­gono il mondo, di cui l’interpre­te eletto è il poeta. Non necessa­riamente o meglio non esclusi­vamente il grande poeta, ma l’uomo che osserva la realtà dal punto di vista della poesia. Ciò che egli fece. Il suo pensiero, fon­damentale nella cultura ameri­cana, e apprezzato da grandi au­tori di altre nazioni, non si è mi­nimante affermato nel nostro paese. Ora escono a breve distanza (può essere indizio positivo) due rac­colte di saggi del grande ameri­cano, Essere poeta, a cura di Be­niamino Soressi (Moretti e Vita­li), e Società e solitudine, a cura di Nadia Urbinati (Diabasis-La gi­nestra). Come indicano piutto­sto chiaramente i titoli si tratta di due raccolte differenti: la prima incentrata su Emerson in rela­zione alla poesia e alla centralità che questa occupa nell’intero spettro del reale. La secondo im­perniata sugli aspetti filosofici e filosofico politici del pensiero e­mersoniano in relazione al suo tempo e agli sviluppi futuri. Si tratta di due lavori precisi, o­gnuno dei quali tende però a i­solare un aspetto dell’opera di un autore la cui caratteristica è la coesistenza di tutte le parti in un un’unità mobile e fluttuante. Ma due segnali importanti per col­mare una grave lacuna, risco­prendo un pensatore fonda­mentale e quanto mai necessa­rio in un tempo disanimato co­me il nostro.

Ralph Waldo Emerson:
ESSERE POETA Moretti e Vitali Pagine 112. Euro 16,00
SOCIETÀ E SOLITUDINE Diabasis-La ginestra Pagine 138. Euro 10,00

mercoledì 8 luglio 2009

Franco Marcoaldi su Ralph Waldo Emerson

Di FRANCO MARCOALDI, “La Repubblica”, 22 marzo 2008

Per rendersi conto di come cambiano rapida­mente le visioni del mondo, è utile leggere Es­sere poeta (Moretti & Vitali, a cura di Beniami­no Soressi) dell'americano Ralph Waldo Emerson. Il grande poeta e saggista di Boston (secondo alcu­ni più grande come saggista che come poeta, anche se tra gli ammiratori dei suoi versi si annoverano gi­ganti come Frost e Borges), delinea in tre scritti, due dei quali inediti in italiano, l’assoluto primato del­la poesia su qualunque altra disciplina.
Emerson sosteneva di essere «nato poeta», an­che se «di basso rango». Il che ci fa capire perché Harold Bloom, come scrive Soressi nella sua bella introduzione, «si riferisce non tanto all’Emerson poeta, quanto al filosofo del poeta, ossia all’Emer­son dei saggi qui presenti». Nei quali si ricorda co­me soltanto la parola poetica riesce a strappare la filosofia, la scienza, l’arte, dalla palude della prosa quotidiana.

Soltanto il poeta coglie i segni germi­nali della vita, la sua incessante metamorfosi, libe­rando perciò stesso le ricchezze infinite della realtà. Di più. Una volta che si è consumato il di­stacco da Dio, solo «il poeta, che rinsalda le cose al­la natura e al Tutto (...) con molta facilità sa disporre se­condo il suo volere anche le cose e i fatti più sgradevoli». Del resto, aggiunge Emerson, «Dio stesso non parla in prosa, ma comunica con noi per cenni, presagi, inferen­ze e oscure somiglianze in oggetti intorno a noi». E chi, se non il poeta, va in cerca di analogie e metafore, facendo­le poi "cantare" nella sua "gaia scienza"?Anche il più sfegatato fan della poesia non si azzarde­rebbe mai, in questo 2008, di attribuire al poeta un ruolo tanto importante. Resta però che questi scritti hanno in­fluenzato radicalmente il pensiero novecentesco: a co­minciare da Nietzsche e dal suo Zarathustra "danzante".