lunedì 13 luglio 2009

"Conduct of Life"

IL FOGLIO, 25 marzo 2009

Secondo Harold Bloom, "il genio di Emerson continua a essere il genio dell'America: questo filosofo gettò le basi della Religione Americana, la fede nel e del sé americano". Pastore della Chiesa Unitariana, figlio e nipote di pastori, Ralph Waldo Emerson butta nel 1832 la tonaca alle ortiche, perché ormai la presenza reale di Cristo nell'eucaristia gli è diventata un fatto impossibile da credere. Da allora e fino alla fine degli anni Sessanta del secolo - morirà poi nel 1882, dopo che la salute declinante lo aveva da tempo costi-etto a interrompere l'attività - si guadagnerà da vivere come conferenziere. Per oltre sette lustri le sue "lectures" saranno richiestissime e ascoltatissime da un capo all'altro del paese; anche nelle università, ma per lo più nei cosiddetti "Lyceum", sorta di circoli culturali popolari, frequentati da gente comune, soprattutto persone in ascesa che la sera, dopo una dura giornata di lavoro, cercano di farsi un po' di quella cultura che le crude necessità della vita avevano loro negato in gioventù. E nelle parole dell'ex pastore il tìpico self-made mau degli Sfati Uniti trova riflesso e come nobilitato quel culto dell'io, dell'iniziativa, del rischio personale che costituisce la stoffa delle sue giornate, insieme alla ruvida certezza che compiere seriamente il proprio lavoro è il modo migliore di rendere gloria all'Altissimo, con qualunque nome Egli sia venerato. Nel 1860 i temi principali di quelle lezioni vengono infine raccolti da Emerson in "The conduct of life", il libro che della Religione Americana era destinato a diventare - sempre secondo il giudizio di Bloom - il maggior testo sacro. Nei nove capitoli che compongono l'opera - Fato, Ricchezza, Potenza, Cultura, Contegno, Venerazione, Riflessioni lungo il cammino, Bellezza, Illusioni - il teologo-filosofo-poeta riformula infatti temi antichi e recenti della tradizione occidentale nella sensibilità della giovane nazione, offrendole una concezione del mondo in cui la maggioranza degli americani potrà rispecchiarsi, secondo una prospettiva che aveva delineato già nel 1837: "Il nostro giorno di dipendenza, il nostro lungo apprendistato per rapporto al sapere dì altre terre volge verso il termine". All'inizio sta il Fato, il potere dell'universo che detta le regole del gioco; un Destino che non ha nulla però della divinità capricciosa, ma riveste piuttosto i panni della Natura. dell'ereditarietà biologica e culturale che pone le condizioni di base, a cui nessuno può sottrarsi. Ma "una parte del Fato è la libertà dell'uomo. Nell'anima continuamente scaturisce l'impulso a scegliere e agire. L'intelletto annulla il Fato: fintanto che pensa l'uomo è libero". E' libero, e agisce, dispiega la sua Potenza - "non certo vestita di raso: è la potenza della legge di Lynch, di soldati e di pirati" - e sottomette il mondo: "Legno, calce, materiali, frutti, gomma, erano sparsi sulla terra e nel mare, ma invano. Ora sono qui, a disposizione del lavoro quotidiano di ogni uomo, nella misura che lui vuole". "L'uomo è fatto per esser ricco", e il lato buono del socialismo sta nel ricordale che quest'aspirazione è di tutti. "E il fine della Cultura non è quello di distruggere questo fatto, Dio ce ne guardi! Ma quello di portare via ogni impedimento e ogni mescolanza e lasciare nient'altro che la pura potenza". Il Contegno è la maniera più adeguata di compiere un'azione, "la religione o Venerazione l'atteggiamento di coloro che vedono che la natura delle cose opera sempre in vista del vero e del giusto", la Bellezza la via che guida verso questa comprensione delle cose, l'Illusione l'immagine che eccita la fantasia del giovane a grandi imprese ma che acceca l'adulto che non uè scorga l'inganno. Difficilmente si potrebbe rivestire il Sogno Americano di parole più suadenti.


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