mercoledì 8 luglio 2009

L'eroismo dell'io inquieto: Ralph Waldo Emerson, Nietzsche e la nobile solitudine

di Serena Faganello, “La Gazzetta di Parma”, 25 marzo 2008

E tu, lenta ginestra, / che di selve odorate / queste campagne dispogliate adorni, [...] ma piu saggia, ma tan­to / meno inferma dell'uom, quanto le frali / tue stirpi non credesti / O dal fato O da te fatte immortali». De­canta così l'indomita resistenza della gi­nestra Leopardi nell'explicit della lunga lirica "La ginestra o il fiore del deser­to”, poetico testamento dei celeberrimi “Canti”. E il rustico arbusto diviene, con la sua floreale esplosione dorata, il nome e il simbolo – attraverso un ma­terico quadro del nostro Mattioli – della nuova collana “La Ginestra”, proposta dalla casa editrice reggiana Diabasis, diretta da Ferruccio Andolfi e ltalo Te­sta e nata con il fine di suggerire per­corsi riflessivi capaci di contrastare i fe­rali processi di individualizzazione del­la reificante società contemporanea, proponendo – come recita la nota espli­cativa – alternativi paradigmi di “indi­vidualismo solidale”.

Inaugura la sin­golare collana una raccolta di scritti di Georg Simmel (1858-1918), intitolata
“Friedrich Nietzsche filosofo morale” (Diabasis, pp. 126, 10 euro): silloge fi­losofica curata da Ferruccio Andolfi, titolare della cattedra di Filosofia della storia nel nostro ateneo, nonché studio­so dei rapporti tra umanesimo e indi­vidualismo, con particolare riferimento al secolo XIX. L’analitica scelta di saggi, recensioni e interventi dedicati dal sociologo tedesco al dirompente pensiero nietzscheano permette, grazie al lavoro di Andolfi, di penetrare Simmel nella terza fase della sua opera, improntata alla disamina della concezione vitalisti­ca, capace di definire una sorta di filosofia della vita, critica nei confronti del relativismo e vergata di tendenze mistiche. Il Nietzsche simmeliano si palesa, alla luce di questa savia antologia, come Giano Bifronte della filosofia morale ottocentesca, in quanto intagliato nelle
contraddizioni dell'umano e, come sosti­ene Simmel, permeato di «persona­lismo etico»: l'egoismo si converte in aristocraticismo» attraverso l'eleva­mento e la differenziazione delle individualità eccellenti (il mito della volontà di potenza); lo spiccato interesse socia­le, è sempre orientato verso una prospettiva «uma­nistica o personalistica» (l'eroismo dell'oltreuomo). Così, attraverso le cre­pe nietzscheane, la dottrina dell'«amor fati», ossia la realistica arrendevolezza umana di fronte alla legge del divenire temporale (l'eterno ritorno), svela un Nietzsche non solo tormentato ma an­che nostalgico e anelante, poiché – come sostiene Andolfi – «forse la personalità saliente di Nietzsche e proprio quella di essere diviso tra istinti opposti: "uno spirito libero con aneliti religiosi"». In­somma, l'individuo nietzscheano è au­tocentrato, sospinto dalla propria inebriante libertà di spirito, capace di spri­gionare la propria brama esistenziale, rimanendo fedele alla terra e deciso ad attuare la trasmutazione di tutti i valori tradizionali; eppure, in questa istanza di esaltante superiorità, l'uomo di Niet­zsche mostra anche le proprie cicatrici sdrucite e le proprie ambivalenti anti­nomie che inficiano l'autoglorificazio­ne.


Altro volume dedicato alla medita­zione intorno a un possibile individua­lismo sociale è il florilegio saggistico di Ralph Waldo Emerson (1803-1882), in­titolato «Società e solitudine» (Diabasis, pp. 138, 10 euro), curato da Nadia Urbinati, docente di Teoria politica presso la Columbia University, specia­lizzata nello studio della teoria liberale e democratica, specialmente anglosas­sone.
Il percorso suggerito da Urbinati consente di scoprire il carismatico pen­satore-conferenziere statunitense, fon­datore del trascendentalismo – forma di idealismo romantico pervaso da neo­platonismo e mistica orientale – capace di provocare influenze pratiche e risvol­ti morali all'interno della puritana so­cietà americana “in fieri” socio-politi­co.

Così, l'ex pastore di Boston, trasfor­matosi nel mito del 'self made man’ tanto caro all'etica dell'individualismo pragmatico, predica un auspicato equilibrio tra democratiche istanze sociali e classicheggiante fiducia in se stessi, spalancando l'individualità all'alterità amicale, ma, insieme, ammonendo l'ec­cessiva dispersione relazionale in forne comunitarie e associative.
Allora; auguri a questa nuova collana editoriale che tanto richiama, nel suo intento cogitabondo, le «lentae geni­stae» virgiliane delle “Georgiche”, tenacemente abbarbicate agli assolati terreni mediterranei con quegli irti rami e con quelle ungarettia­ne foglie caduche, al pari del tortuoso viatico dell'uomo gettato nella agoni­stica società attuale e destinato, per resistere indomito, a divenire con difficoltà individuo nella massa.




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Ralph Waldo Emerson: il maestro segreto di Nietzsche















Ralph Emerson Il maestro segreto di Nietzsche
Di Maurizio Schoepflin, “Libero”, 2 luglio 2008

È noto - e si può dire che non vi sia manuale di storia della filosofia che non ne sottolinei l’importanza - che tra le prime significative letture fatte dal giovane Friedrich Nietzsche vi fu il capolavoro di Arthur Schopenhauer, “Il mondo come volontà e rappresentazione”. Ed è altresì noto che, se in un primo momento tale incontro si rivelò illuminante per l’autore di “Così parlò Zaratustra”, che apprezzò la straordinaria capacità schopenhaueriana di descrivere tutto il caotico dolore del mondo, più tardi egli prese le distanze da quel testo che ai suoi occhi finiva per indicare all’uomo la via della sconfitta e della fuga dal mondo. Poco nota e trascurata persino dagli specialisti è invece l’influenza che un altro filosofo esercitò su Nietzsche e che si rivelò assai duratura, tanto da offrirgli motivi di ispirazione per tutta la vita, un’influenza che, tra l’altro, ebbe tra i suoi effetti principali proprio quello di liberarlo dall’ipoteca schopenhaueriana.


Il pensatore in questione è lo statunitense Ralph Waldo Emerson, nato a Boston nel 1803 e morto a Concord, nel Massachusetts, nel 1882, del quale l’editore Rubbettino ha recentemente mandato in libreria l’opera “Condotta di vita” (pp. 310, euro 24). Il volume è arricchito da un’introduzione di Giorgio Mariani e da una postfazione del traduttore e curatore Beniamino Soressi, il quale insiste opportunamente proprio sul rapporto tra Nietzsche ed Emerson, indicando interessanti prospettive di lettura e comprensione. Sappiamo che, intorno ai diciassette-diciott’anni, il filosofo tedesco aveva già letto due importanti lavori emersoniani: i “Saggi”, risalenti al 1841-1844, e, appunto, “Condotta di vita”, pubblicato nel 1860 e tradotto in tedesco due anni dopo.


Si sa inoltre che Nietzsche acquistò addi­rittura due copie di questo scritto emerso­niano, ma nella sua libreria non ne è rimasta traccia, e ciò ha certamente reso più difficile la ricostruzione dei debiti che contrasse con tale opera, che, per altro, non viene neppure annoverata tra le maggiori e più conosciute di Emerson. Ma non v'è dubbio che tanti so­no i motivi in essa presenti che non è difficile ritrovare, per quanto ovviamente rein­terpretati e rielaborati, nelle opere nietzschiane.
Soressi ne enumera molti: si va dall’"ado­ratio fati" alla vita intesa come ricerca della. potenza, dalla virtù della salute e della gioia al ruolo della sfera umorale, dalla scelta del­la scrittura aforistica alla critica del finali­smo, dal valore degli istinti all’aristocrazia spirituale.

Nietzsche aveva in animo di diffondere tra i suoi amici la Conoscenza di “Condotta di vita", facendone una sintesi, e nel 1874, Gersdorff paragonò il libro emersoniano a un «tesoro, il cui valore cre­sce Con il maturare dell'esperienza. A que­sto punto, ciò che appare sorprendente e il pressoché completo oblio in cui si è lasciato cadere questo decisivo rapporto fra Nietzsche ed Emerson.
Soressi analizza la questione e individua alcune possibili spiegazioni, tra cui spicca quella che fa riferimento al fondamentale ruolo avuto, nella storia delle interpretazioni di Nietzsche, da Martin Heidegger, il quale, condizionato dalla sua convinta apparte­nenza al partito nazista, «per tutta la sua carriera cercò di scansare tutti gli autori anglofoni».
Per la verità, fu lo stesso Nietzsche a ope­rare il primo tradimento nei confronti del venerato maestro della gioventù; infatti, nel­la versione finale della sua autobiografia .'Ecce Homo" egli cancellò un passo, pre­sente nelle bozze, in cui erano tessute le lodi di Emerson, da lui chiamato addirittura «brüder-seele», fratello d'anima. D'altra par­te, una volta ribadita la rilevanza dell'influs­so emersoniano sul pensiero di Nietzsche, non vanno sottaciute alcune fondamentali differenze che intercorrono tra il filosofo di Boston e quello di Röcken, la prima delle quali riguarda la cultura politica dei due: antidemocratica, antiprogressista, schiavista e bellicista quella nietzschiana, liberale, anti­schiavista, pacifista e progressista quella di Emerson.
E vero che non bisogna dimenticare la complessità, per non dire la contraddittorie­tà, di alcune posizioni emersoniane (per esempio sulla questione della razza), ma ciò non toglie che su alcuni punti-chiave la lontananza fra i due sia notevole.
A Emerson furono estranei il pessimismo e il nichilismo che pervadono la filosofia di Nietzsche, il suo panteismo risulta agli an­tipodi dell'ateismo nietzschiano, ed egli ap­pare lontano anche dal radicale anticristia­nesimo del filosofo tedesco e riconosce al messaggio cristiano il merito di tenere in vita «almeno il nome di un amante del genere umano» e di aver offerto all'umanità una «nuova saggezza».
L'interessante lettura di “Condotta di vita” nella prospettiva del rapporto esistente fra la filosofia di Emerson e quella di Nietzsche non deve tuttavia far passare in secondo piano il valore dell'opera in sé: essa ci per­mette di entrare in contatto con un filosofo spesso dimenticato, ma che John Dewey de­finì «il filosofo della democrazia» e Harold Bloom non esitò a chiamare «Mr. America».




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Franco Marcoaldi su Ralph Waldo Emerson

Di FRANCO MARCOALDI, “La Repubblica”, 22 marzo 2008

Per rendersi conto di come cambiano rapida­mente le visioni del mondo, è utile leggere Es­sere poeta (Moretti & Vitali, a cura di Beniami­no Soressi) dell'americano Ralph Waldo Emerson. Il grande poeta e saggista di Boston (secondo alcu­ni più grande come saggista che come poeta, anche se tra gli ammiratori dei suoi versi si annoverano gi­ganti come Frost e Borges), delinea in tre scritti, due dei quali inediti in italiano, l’assoluto primato del­la poesia su qualunque altra disciplina.
Emerson sosteneva di essere «nato poeta», an­che se «di basso rango». Il che ci fa capire perché Harold Bloom, come scrive Soressi nella sua bella introduzione, «si riferisce non tanto all’Emerson poeta, quanto al filosofo del poeta, ossia all’Emer­son dei saggi qui presenti». Nei quali si ricorda co­me soltanto la parola poetica riesce a strappare la filosofia, la scienza, l’arte, dalla palude della prosa quotidiana.

Soltanto il poeta coglie i segni germi­nali della vita, la sua incessante metamorfosi, libe­rando perciò stesso le ricchezze infinite della realtà. Di più. Una volta che si è consumato il di­stacco da Dio, solo «il poeta, che rinsalda le cose al­la natura e al Tutto (...) con molta facilità sa disporre se­condo il suo volere anche le cose e i fatti più sgradevoli». Del resto, aggiunge Emerson, «Dio stesso non parla in prosa, ma comunica con noi per cenni, presagi, inferen­ze e oscure somiglianze in oggetti intorno a noi». E chi, se non il poeta, va in cerca di analogie e metafore, facendo­le poi "cantare" nella sua "gaia scienza"?Anche il più sfegatato fan della poesia non si azzarde­rebbe mai, in questo 2008, di attribuire al poeta un ruolo tanto importante. Resta però che questi scritti hanno in­fluenzato radicalmente il pensiero novecentesco: a co­minciare da Nietzsche e dal suo Zarathustra "danzante".

Poesia di Ralph Waldo Emerson

I tuoi occhi brillavano ancora per me,
anche se vagavo solitario per terra e mare;
come quella lontana stella che vedo,
ma che non vede me.
Stamattina sono salito sulla collina nebbiosa,
ed ho percorso tutti i pascoli,
come brillava la tua forma lungo la mia strada
fra la rugiada dagli occhi profondi!
Quando l'uccello rosso spiegò le scure ali,
e mostrò il suo fianco acceso:
quando il bocciolo maturò in una rosa,
in entrambi io lessi il tuo nome.

traduzione di Teresa Ventrone

La grande poesia di Ralph Waldo Emerson

Opera dello scrittore nordamericano Ralph Waldo Emerson (1803-1882), pubblicata a Boston e Londra nel 1847. Alcune poesie furono ripubblicate nelle raccolte seguenti Giorno di maggio e altre composizioni [May-Day and Other Poems, 1867], Poesie Scelte [Selected Poems] che è il IX vol. della ediz. di tutte le opere del 1876, mentre le poesie escluse da questa raccolta furono pubblicate nel 1912 da Charles C. Bigelow.

In una lettera alla moglie nel 1835 Emerson dice: "io nacqui poeta, senza dubbio un poeta di second'ordine, ma tuttavia poeta. Questa è la mia natura e la mia vocazione. Il mio canto è certamente aspro e per la maggior parte in prosa. Tuttavia io sono un poeta in quanto percepisco e amo le armonie che esistono nella materia e nello spirito e specialmente le corrispondenze tra queste e quelle". È forse la migliore definizione della personalità dello Emerson, nebuloso filosofo e in primo luogo poeta; e poeta di un mondo essenzialmente etico e religioso; che si sentiva destinato a dar voce alle verità della natura e dello spirito e farsene maestro al mondo; trasfigurazione trascendentalista e bostoniana del Romanticismo inglese del Wordsworth e dello Shelley.



Emerson scrisse versi durante tutta la sua vita; molte poesie apparvero nel "Dial", molte furono composte come motto introduttivo alle sue conferenze. "Giorno di maggio", poemetto di circa 500 versi è la identificazione romantica natura - bellezza - elevazione morale dell'uomo.


Da una ispirata descrizione iniziale ("Figlia della Terra e del Cielo, - Primavera ritrosa - Languente di improvvisa passione - Insegna il sorriso a sterili brughiere"), attraverso alti e bassi di lirico abbandono e voluta prosastica freddezza ("La Primavera è forte e virtuosa, - Semina largamente, gaia, con abbondanza - Urge sotto la zolla - Granelli che valgono più dell'oro"), conclude nel momento riflessivo-didattico; la primavera è invocata quale braccio e architetto di Dio, destinata a correggere difetti e ricostruire dalle rovine nella natura e nello spirito dell'uomo ("Passo passo tu inalzi il male al bene - Elevi il bene al meglio - Pianti semi di pura conoscenza" ecc.). Lo stesso schema seguono quasi tutte le poesie di Emerson; qualche volta la riflessione prevale; a volte il momento descrittivo ha particolare rilievo, come per esempio in "Rhodora", che è considerata una delle poesie meglio riuscite, il cui substrato lirico è lo stesso dei "Daffodils" di Wordsworth.
In maggio, quando i venti marini invadono le nordiche solitudini della Nuova Inghilterra, il poeta trova la fresca rhodora nei boschi, che ravviva con la sua bellezza l'acqua degli stagni, se qualcuno dovesse chiedere come mai la grazia di questo fiore sia così sprecata, non vista da nessuno, all'infuori del bosco e del cielo, la risposta sarà questa - dice il poeta - che la Bellezza ha in sé la sua ragione di esistere; egli non sa perché il fiore sia sbocciato in quel luogo, ma nella sua ingenua ignoranza suppone che la medesima divina Potenza progettò quell'incontro del fiore e del poeta. Notevoli la concretezza di ogni particolare, la estrema sobrietà della parte riflessiva e il vivo colore locale.
Questa breve poesia - dice il Matthiessen - potrebbe essere una illustrazione del capitolo "Bellezza" nel saggio "Natura", che comincia con l'affermazione che "la mera percezione delle forme naturali è godimento". Lo stesso concetto tipicamente romantico sta alla base di "Nevicata" ["Snow-Storm"] la cui imperfetta oggettivazione esce a volte in espressioni astratte quali "l'allegra architettura della neve" e "il tumultuoso isolamento (privacy) della tormenta".



In altre composizioni la riflessione si fa ella stessa soggetto di poesia. Un esempio perfettamente riuscito è "Brahma", in cui il concetto dell'eterna presenza del Dio nella natura e nelle azioni degli uomini si alterna con il concetto della irrealtà della esperienza puntuale, per cui non vi è distinzione tra passato e presente, l'ombra e la luce sono la stessa cosa, ritornano gli Dei delle morte religioni e una sola realtà sono la gloria e l'infamia: di qui il nessuno valore della conoscenza e la soluzione del problema umano sul piano etico ("Ma tu, o mite amante del bene! - Trovami, e volgi le spalle al cielo").
Altrettanto simbolica e intensamente poetica "I Giorni" ["Days"], tutta imagini visive; figli del tempo gli ipocriti giorni, come stanchi dervisci muti e assorti, e marciando senza fine in fila indiana, offrono a ciascuno il dono che egli desidera, pane, cielo, stelle, regni. Il poeta nel suo chiuso giardino li vede passare, dimentica i desideri del mattino, in fretta prende poche mele ed erbe, e intanto il giorno volge alla fine e se ne va in silenzio; troppo tardi egli vede lo scherno sotto la sua benda. Il senso della vita sprecata è un vecchio concetto emersoniano; la vita è solo preparazione a vivere perché quando si è in grado di poter vivere pienamente, ecco che viene la fine. È il concetto del saggio "Le Opere e i Giorni" ["Works and Days"], giorni che scivolano via senza concretarsi in opere. Questi versi sorsero nella mente del poeta contemporaneamente alla visione della processione orientale, e a essi si potrebbe applicare la definizione che lo Emerson dà della poesia "Fini involontari raggiunti con mezzi involontari".

Gli influssi di Emerson: inondazione transatlantica


Influssi di Emerson (da Wikipedia)
Emerson non a caso è considerato da Bloom la "figura centrale nella cultura americana". La sua opera ha fortemente influito sul poeta Whitman e su tutta la tradizione letteraria americana fino e oltre la Beat Generation.
Istanze emersoniane si percepiscono anche nel Pragmatismo americano, nell'odierna psicologia umanistica, nel diritto contemporaneo (la legge sulla privacy ha radici nell'opera di Emerson), nella filosofia di Stanley Cavell e nel pensiero politico di George Kateb, nella storia americana relativa allo schiavismo e alla guerra civile americana, nella teoria e composizione musicale di Charles Ives, ne "Alla ricerca del tempo perduto", romanzo di Proust.



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Emerson e Nietzsche (da Wikipedia)


Friedrich Nietzsche è noto per essere stato uno dei più fini lettori di Emerson. Scoprì Emerson a 18 anni di età, e lo lesse e rilesse quasi per tutta la vita. Non è quindi un caso se i temi emersoniani percorrono tutta l'opera di Nietzsche. Tra questi spiccano la fiducia in se stessi, l'anticonformismo, l'affermazione della vita intramondana, la filosofia affermativa, la "gaia scienza", l'amore del fato, il tema della potenza, l'idea di un uomo oltre l'uomo, l'amore della solitudine, l'atteggiamento profetico.

Attraverso Nietzsche, vari aspetti del pensiero e degli atteggiamenti emersoniani sono passati nel pensiero Europeo.


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Il pensiero di Ralph Waldo Emerson

Pensiero (da Wikipedia)
Emerson è stato tra i primi a proporre un'etica individuale basata sulla fiducia in sé e sulla discussione dei valori tradizionali, e uno dei pochi ad averlo fatto mantenendo il rispetto per la vita e l'esistenza, contrariamente, ad esempio, ad alcuni pensatori del nichilismo europeo.


Casa di Emerson

Nell'etica di Emerson si trova una singolare combinazione di relativismo (che lo avvicina a Montaigne) e perfezionismo (che lo avvicina alla tradizione stoica e alle radici puritane della cultura americana). Non a caso fu definito dai suoi contemporanei "Plotino-Montaigne".



L'asse portante del suo pensiero fu la definizione di "Superanima", descritta come una forza superiore che vigila e interviene sulla realtà, sul genio degli uomini, sulla filosofia e sulla poesia, come una porta d'accesso alla verità, costituente la base della comunicazione tra gli uomini.


La libertà degli uomini non è più, secondo Emerson, sfuggire o ribellarsi alla necessità e al senso del mondo, ma comprenderlo e accettarlo.
Emerson spesso componeva versi eccellenti e comunque sempre degni. Egli, pur scrivendo un numero sterminato di testi per conferenze e di saggi intorno ai problemi dell'universo e dell'essere, non creò un proprio sistema filosofico e anche se dalla sua casa di Concord pontificava in un modo che poté essere scambiato per una specie di guida al trascendentalismo, non fu il capo dichiarato dei trascendentalisti e nemmeno approvò tutti i loro atteggiamenti. Guardava con grande simpatia all'attivismo politico, abolizionistico, ai boicottaggi, alle "comuni" e agli esperimenti sociali (o antisociali come quelli di Thoreau) messe su dai suoi concittadini e amici.


Ma cercava sempre anche di tenersi a distanza da questi, di non lasciarsi coinvolgere troppo.
La grandezza di Emerson sta nella vastità degli argomenti trattati e dello spirito pionieristico con cui se ne è occupato. Emerson, pur avendo lasciato tanta traccia di sé nel mondo delle lettere e del pensiero, tanto da diventare un punto di riferimento di qualsiasi discussione sull'evoluzione culturale dell'America, appare una figura dai tanti contorni non ben definiti, ancora inclassificabile. In questo senso, presenta molti degli stessi problemi interpretativi di Nietzsche.

Ralph Waldo Emerson da un punto di vista grafologico


L'energica scrittura di Emerson denota un temperamento forte e la connessione fra le lettere una mente fortemente logica, addirittura con tratti orizzontali che si slanciano come ponti sospesi nello spazio. Gli stacchi saltuari denotano intuito. Si noti l'accentuata verticalità dei tratti, segno di ideali elevati. Si noti anche la compresenza di tratti che tornano all'indietro (riservatezza e chiusura, anche egoistica, se si vuole) e di tratti propositivi verso destra: apertura all'altro, proattività, iniziativa.
Ciò che ha sempre accomunato la scrittura e la personalità di Emerson è la coesistenza di verticalità e rotondità dei tratti, e dunque di un carattere insieme fortemente incentrato su ideali trascendenti ma non cocciutamente intransigente, marcato da rotondità, gentilezza di spirito. In altre parole: perfezionismo e umiltà, severità e comprensività, inesorabilità e capacità di perdonare. La legge impietosa che guarda in alto e lo spirito compassionevole che sa curvarsi alle più umili realtà.

Altri saggi, conferenze, e poesie di Ralph Waldo Emerson

Saggi, conferenze, versi (da Wikipedia)

Nel 1847 Emerson dava alle stampe un primo volume di versi e nel 1849 raccoglieva nel volume Nature, Addresses and Lectures il saggio di tredici anni prima e un certo numero di conferenze e discorsi.


Nel 1850 pubblicava Representative Men, nel 1856, English Traits, nel 1860 la fondamentale raccolta di saggi Condotta di vita. Secondo Harold Bloom “l'Emerson più forte è quello dei saggi di Condotta di vita, […] dove stabilisce un ultimo lavoro cruciale per gli americani, in particolare con una grande triade di saggi, “Fato”, “Potenza”, “Illusioni”." Questa raccolta influì in modo decisivo su Nietzsche, che già intorno ai diciotto anni voleva scriverne un riassunto da distribuire ai suoi amici e che ne compendiò i contenuti essenziali nei saggi "Fato e storia" e "Volontà e fato".


Del 1862 è Thoreau, un elogio per Henry David Thoreau e nel 1867 esce un secondo volume di versi, May Day.
Tra gli altri scritti in versi si ricorda Threnody, scritta per la morte del piccolo Waldo, The Rhodora, sull'origine divina dei fiori, Works and Days, una tra le più significative, The Humble-Bee (Il bombo), Fable, apologo della montagna e dello scoiattolo, e il noto Concord-Hymn (dal quale si ricorda la frase "The shot heard round the world").

La letteratura in versi di Emerson costituisce una parte non trascurabile della sua opera.
La sua poesia è prevalentemente gnomica e didattica, manca spesso l'incanto melodico, eppure essa presenta alcune immagini che si scolpiscono nella mente e che fanno figurare Emerson come uno che ha senza dubbio apportato un contributo fondante alla poesia americana.

Un'altra opera di primaria importanza è Society and Solitude, del 1870 (tr. it. parziale in Realizzare la vita, 2006), che include interessanti riflessioni sull'abitare, la tecnica, il tempo, le quali richiamano spesso - come anche i saggi sulla poesia - tematiche e posizioni heideggeriane (benché in tutt'altro stile rispetto al pensatore tedesco).


Esistono molti altri fra i suoi ultimi saggi che rivestono un certo interesse, per esempio "The Comic", con la sua teoria dell'umorismo.

Essays di Ralph Waldo Emerson: i Saggi nelle due celebri serie

Essays (da Wikipedia)


I Saggi, pubblicati in due serie, sono di capitale importanza e contengono nuclei essenziali dell'orientamento filosofico dell'autore.
Gli Essays: First Series del 1841 includono, fra gli altri, Compensazione, Fiducia in sé e Circoli.


Gli Essays: Second Series del 1844 includono, fra gli altri, Il poeta, Esperienza, Politica.
Queste raccolte di saggi sono fra le opere più dense e significative di Emerson. Non vanno trascurati neppure saggi come "Maniere", che delineano una suggestiva filosofia del gesto, che si ritroverà anche in "Comportamento" (1860).

Il discorso di Ralph Waldo Emerson alla facoltà di teologia di Harvard

The Divinity School Address (da Wikipedia)

Altro importante discorso tenuto per la Facoltà di Teologia di Harvard il 15 luglio 1838, che vuol essere una coraggiosa affermazione d'indipendenza culturale. Una presa di posizione tale da non essere lontana dal deismo, la quale fece sì che Emerson fosse messo al bando per trent'anni da Harvard.


Scorcio della facoltà di teologia di Harvard. Centro nevralgico della cultura spirituale americana.

Lo studioso americano, di Ralph Waldo Emerson

"The American Scholar" (da Wikipedia)
È questo un discorso tenuto il 31 agosto 1837 per la "Phi Beta Kappa, Society" di Cambridge, Massachussetts e definito da Oliver Wendel Holmes "la nostra Dichiarazione d'Indipendenza intellettuale".

Questo saggio, insieme ad altri importanti saggi di Emerson, è stato ripubblicato di recente a cura del professor V. Amoruso, dell'Università di Bari.
"Lo studioso americano e altri saggi", 2006, ed. B. A. Graphis, 142 p., € 12,00.

Ralph Waldo Emerson, "Natura", 1836: un esordio oceanico

Nature (Da Wikipedia, con integrazioni nuove)

“Una sottile catena d’infiniti anelli
conduce il più vicino al più lontano;
legge presagi l’occhio ove si posa,
e parla ogni lingua la rosa;
e nella brama d’esser’uomo, il verme
sale per tutte le spire della forma.”

Questa è la splendida poesia che Emerson aggiunse a Natura (1836) solo molto più tardi, nel 1849.


Il saggio Nature, pubblicato nel 1836, anche se non fu tra i più letti, contiene in poche pagine gran parte delle idee di Emerson, sulle quali ritornerà nei suoi scritti successivi.
L'opera è costituita da un'introduzione seguita dal testo del saggio vero e proprio, che si suddivide in otto parti:


Nature: qui si presenta l'argomento e si osserva la romantica identificazione della natura con il mondo vegetale.
È divenuto celebre il brano che descrive il sentimento oceanico di unione mistica con la natura: “Stando sulla nuda terra, il capo immerso nell’aria serena e sollevato nell’infinito spazio, ogni meschino egotismo svanisce. Divento un occhio trasparente, non sono niente, vedo tutto; le correnti dell’essere universale circolano attraverso di me; sono una parte o una particella di Dio”.
Christopher Cranch, un geniale artista vicino ai trascendentalisti, volle rappresentare con una forte carica ironica, questo passo, e ne venne fuori la caricatura qui accanto.
Altre sezioni:
Commodity: dove viene elaborata l'idea per cui tutto in natura ha un utilizzo.
Beauty: qui per bellezza, nel significato dato dai Greci, si intende ancora la natura.
Language: il tema è quello del linguaggio della natura.
Discipline: la natura è regolata da discipline, ed essa, a sua volta è disciplinatrice.
Idealism: come conseguenza, agli occhi dell'autore, inevitabile, della contemplazione della natura.
Spirit: la natura come spirito.
Prospect: qui espone le prospettive che si aprono dinanzi a chi intenda instaurare il "rapporto originale con la natura" cui si accennava in apertura del libro.

Ralph Waldo Emerson: frammenti di una biografia

Biografia (da Wikipedia)
Emerson nacque a Boston nel Massachusetts, figlio di un ministro della Chiesa unitaria (perché il celibato arrivò nel 1980) nipote di pastori, diventando, nel 1829, egli stesso un ministro Unitario. Seguì la dottrina dei suoi maestri e formulò il concetto di filosofia del Trascendentalismo nel suo saggio Nature del 1836.

Nel 1810, quando Emerson aveva otto anni, suo padre morì ed egli fu affidato alle cure della madre e di una zia paterna e, malgrado le condizioni poco floride della famiglia, il giovane Ralph, dopo aver studiato nella Latin School di Boston, poté ugualmente accedere, nel 1818, allo Harvard College, dove conobbe Henry David Thoreau. Terminati gli studi, insegnò per qualche tempo presso una scuola femminile di Boston, diretta dal fratello William.
Al suo terzo anno di studi risale l'inizio dei Journals, la cui stesura continuò poi per tutta la vita, e le cui notazioni rappresentano la fonte originaria di gran parte delle sue opere.
Assunta la direzione della scuola, Emerson continuò a occuparsene senza entusiasmo sino al 1825, esprimendo invece la sua gioia in una lirica famosa, Good-Bye, quando, nel 1823, la famiglia si trasferì a Roxbury, nelle vicinanze di Boston, ma nella campagna che egli amava.
Dopo un altro corso di studi presso la Facoltà di Teologia di Harvard, e alcuni mesi trascorsi in Georgia e in Florida per motivi di salute, Emerson abbracciò, sulla scia del padre, la carriera di ministro della Chiesa unitaria, ma la abbandonò assai presto, in conseguenza della sua riluttanza ad accettare la somministrazione della comunione sotto la specie del pane e del vino.
Nel 1829 conobbe Ellen Louisa Tucker, già malata di tubercolosi, se ne innamorò e la sposò, ma rimase vedovo nel 1831.
Dal 1832 al 1833 Emerson compie un viaggio in Europa. Qui egli incontra, a Firenze, Walter Savage Landor, a Londra Samuel Taylor Coleridge, nella regione dei laghi William Wordsworth e in Scozia Thomas Carlyle e con quest'ultimo mantenne una corrispondenza fino alla morte di Carlyle, avvenuta nel 1881.
Nel 1835 Emerson sposa, in seconde nozze, Lydia Jackson e si stabilisce in quella casa di Concord dalla quale cominciò a preparare e scrivere le sue conferenze fino a circa il 1866, quando le sue facoltà cominciarono a declinare. Per lui questo è il momento di riprendere il leitmotiv della precoce poesia "Good-bye, proud world", con un componimento chiamato per l'occasione Terminus.
Nel 1836, Emerson pubblica il suo primo libro, "Nature" e fonda, con altri intellettuali il periodico The Dial, che servirà da tribuna di confronto per il movimento del Trascendentalismo e che, dal 1840 al 1842, verrà diretto dalla scrittrice Margaret Fuller.
Durante quegli anni non fu risparmiato dalle sciagure. Nel 1842, a soli cinque anni, morì il figlio Waldo. La sua casa, per via di un incendio, nel 1872 fu distrutta. Nel frattempo aveva visitato altre due volte l'Europa (1847 e 1872).

La morte lo colse a Concord nel 1882.