domenica 12 luglio 2009

"Condotta di vita": Ralph Waldo Emerson, Jorge Luis Borges e Nietzsche

di Gennaro Fucile, da "Quaderni d'altri tempi"

Nella prima delle cinque lezioni tenute all’Università di Belgrano (Buenos Aires), intitolata Il libro, Jorge Luis Borges affermò che: “Emerson concorda con Montaigne sul fatto che dobbiamo leggere ciò che ci piace, che un libro deve essere una specie di felicità”. La lettura dello stesso Emerson conferma la bontà di questa riflessione, essendo fonte di gioia autentica e non solo quando incontriamo il poeta. Immergersi nella sua prosa è concedersi l’autentico piacere della lettura. Non si tratta però di un puro intrattenimento formale. Questi saggi, raccolti in volume e pubblicati originariamente nel dicembre del 1860, e per la prima volta in Italia nel 1923, con il titolo La guida della vita, sono una vera miniera di intuizioni folgoranti. Lo furono anche per Friedrich Nietzsche, che lesse, studiò e metabolizzò non poco Emerson, avvicinandosi, appena diciassettenne, alla “filosofia nella vita”. Bastino, per chi ha familiarità con il filosofo della volontà di potenza, i versi che introducono al saggio intitolato Potenza: “La sua lingua aveva musicalità / e la mano aveva armata d’abilità / il suo viso era stampo della beltà / e il suo cuore trono della volontà”. Zarathustra è dietro l’angolo. Non a caso, sul legame tra i due calò, in pieno fascismo, un assordante silenzio: troppo intollerabile l’idea che proprio l’intellettuale simbolo della libertà, il filosofo della democrazia, solare, ebbro di vita, fosse il maestro occulto di quello che il Terzo Reich aveva eletto a proprio vate e filosofo di riferimento. Una singolarità di quelle che proprio Borges avrebbe amato annotare. Preziosa la ricostruzione accurata delle vicende critiche di questi saggi – nati da materiali utilizzati per una serie di conferenze tenute a Pittsburgh nel 1851 – che in postfazione compie Beniamino Soressi, cui si deve la traduzione di questi testi.




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