domenica 12 luglio 2009

Uno scrittore dell’ottocento che parla all'anima del terzo millennio

Alcuni saggi dell'ultimo Emerson

Realizzare la vita, di Ralph Waldo Emerson, - edito da Il Prato (2007), a partire da saggi del 1870 - raccoglie testi che non possono non cogliere di sorpresa anche il lettore più nutrito di classici filosofici. Quest’opera è tanto abissalmente inattuale e insieme attuale che pare incredibile come una simile raccolta di Emerson non sia mai stata pubblicata finora (tranne quattro di questi saggi, ma nel lontano 1913). Questo libro è un viaggio lungo la nostra vita quotidiana, verso una realizzazione dell’esistenza che non è né puramente estetica né puramente etica. Ma non è tanto un viaggio nelle pianure dell’esistenza mondana quanto un’arrampicata verso le vette del filosofare, come quando Emerson discute il problema abissale della tecnica, del fare e del tempo, nel saggio più rappresentativo e intenso fra questi, “Le opere e i giorni”; oppure come quando questa scrittura prende l’America del suo tempo per la coda, mettendo alla berlina le sue fisime, le sue manie, la sua anima ipertecnica e votata a forme volgarizzanti di ‘successo’ e la sua diffusa pavidità, che moltiplica le paure, tantopiù oggi, in anni di terrorismo internazionale e mediatico.La lingua di Emerson è limpida come quella di un classico latino e incisiva come un aforisma di Nietzsche o di Montaigne, tanto che in certi passi riesce a lambire il grande stile. Con questi ultimi condivide un pensare antiaccademico, errabondo, un idealismo concreto. Vista nel suo complesso, questa inedita impresa filosofica è una traversata – tentata un secolo prima di Heidegger e quando Nietzsche era un imberbe ragazzino – del pelago del nichilismo, oltre quello Schopenhauer e quel buddhismo rinunciatario la cui ombra incombeva sull’anima dell’occidente. E, se mai esisterà terraferma, Emerson sembra approdare a una sorta di nuovo rinascimento.
Ralph Waldo Emerson, Realizzare la vita. Saggi da Society and Solitude. Il Prato 2007

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