domenica 12 luglio 2009

Ralph Waldo Emerson: società e solitudine

di Giovanni Borgognone, da “L’indice”

Romanticismo e americanismo convergono nella riflessione di Ralph Waldo Emerson, dando luogo a una sintesi per molti versi fondamentale nel plasmare il pensiero filosofico e politico statunitense del primo Novecento. È quanto emerge dalla presente raccolta di scritti. Nadia Urbinati, nell'introduzione, descrive opportunamente Emerson come modello di "intellettuale democratico" americano. In effetti, dalle pagine selezionate nel volume per il lettore italiano, affiorano quali tratti distintivi l'esaltazione dell'individuo in connessione organica con la società e la polemica nei confronti del modello europeo di intellettuale, la cui cultura viene disapprovata in quanto libresca e lontana dalla concreta vita sociale: un approccio critico non dissimile da quello sviluppato negli stessi anni dal pragmatismo statunitense. "Socialità e solitudine – dice Emerson – sono nomi ingannevoli"; l'unione delle anime è, sostanzialmente, di natura divina. Qui emerge l'ispirazione prettamente romantica della filosofia di Emerson, improntata alla ricerca dell'infinito nel finito: mentre Fichte la risolveva con l'attività del soggetto infinito, Schelling con l'assoluta indifferenza di soggettività e oggettività e Hegel con l'identità della razionalità e della realtà nella storia, il filosofo americano affronta la medesima questione rintracciando nell'individuo l'anima del tutto, l'eterno Uno, la Superanima. Non c'è barriera o confine, dunque, tra soggetto umano e Dio. Ma questa unione con Dio non nasce dagli artifizi intellettualistici, bensì dalla semplicità e dalla naturalità: in tal modo Emerson, pur riprendendo la filosofia romantica e idealistica europea, ribadisce l'anti-intellettualismo e l'antieuropeismo quali fattori fondamentali dell'americanismo.

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